Se m'alzo che non sono ancora le sei, all'aprir la porta, trovo i saluti di Tigre che, già sveglio, m'aspetta e mi gira intorno alle gambe disegnando a volte una o e altre una esse, una piumetta la codina. Poi io mi siedo di fronte alla marina, pronta per ammirare lo spettacolo quotidiano che s'appresta e lui, Tigre, se ne sta buonino dietro un masso, col musetto teso, all'aria, come lo immagino perché così io gli vedo solo la lunga coda che fa un punto interrogativo al suolo.
Ma oggi, oh chi è quell'esserino che s'è mosso lesto ma non troppo e s'è dato a fatica un daffare grande per nascondersi dietro il sofà. M'alzo, oh Signore, sarà mica un topo, un altro topo Mariello. Noooo! Ma non è un topo e m'accorgo subito che a balzi e a saltelli mi sta fuggendo un rospetto! Bruttino, poverino, lo è, verdognolo e con la pelle a bitorzolini. ma la sua paura di me mi intenerisce il cuore e mi par persino bello. Buona giornata, gli dico, messer ranocchio mio, e quello si gira e per un poco, un amen, siamo amici, occhi negli occhi. Poi via saltelli e balzarelli. Scomparso, via per la sua strada. Intanto è sorto il sole e io ho mancato l'appuntamento. Sarà per domattina, se Dio vuole!
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