Quando, al giovedi mattina, mi reco in biblioteca (la piccola biblioteca di Porto San Paolo, dove ninfa egeria è Piera piena di storie), pesco a mosca cieca tra i volumi di letteratura sarda e vado così al tocco. Caso, diciamolo in senso lato, ha voluto che m'imbattessi nel romanzo di Enrico Costa "La bella di Cabras", un libro corposo, scritto con eleganza divertita e sapida ironia. Va bene, lo confesso, io l'ho letto di fila, vorace, come quando, poco più che ragazzina, me ne andavo in camera, fuggendo il mondo, a leggere Menzogna e sortilegio della Morante...
Rosa, una bellissima popolana, e gli altri personaggi, quando un dovere o un altro s'appressavano insolenti, mi chiamavano da lontano. Dai, dai, avanti vogliamo vivere ancora un poco. Vivi sono stati per in questi giorni lei, ziu Antonio Maria, donna Clara, Salvatore, don Carlino. Ma ora il libro è chiuso pronto per tornar da Piera e, così spero, altri personaggi mi prenderanno per mano...
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