Volevo andare a veder le case liberty milanesi che si trovano, così leggo, a Porta Venezia. Così, bagaglio in spalla, eccomi a camminare verso la meta, a capo chino, assorta nei miei pensieri, quando, d’un tratto, attraversando la strada che conduce al Corso Magenta, sento una vocina che mi chiama: “Benedetta, guarda in alto, anche io sono una bella casa liberty. Hai tutto sotto il naso e non vedi nulla!”. Oh per Bacco, mi dico, è vero, è vero e vedo, finalmente, i bei gigli bianchi che ornano la facciata color rosso pompeiano.
Bella, proseguo per la via e m’accorgo che gli edifici che costeggiano la via Aurelio Saffi sono tutte, meno o più, d’epoca liberty e ognuna bellissima a modo suo. Una è ornata di ghirlande, un’altra con busti di belle signorine (e forse dee), un’altra ha un bowindo incorniciato di fregi e marmi.
A naso in su, ammirandole tutte (che paiono aver indossato i panni civettuoli, salutandomi da lontano, con gli occhi delle finestre ancora chiusi), giungo alla piazza Giovine Italia. M’accorgo che, guardando sulla sinistra ci sono i due supostoni dei grattacieli in acciaio e luci, mentre, sulla destra, splende la “mia” Santa Maria delle Grazie. Nei grattacieli, che sono brutti, tutti vogliono abitare o lavorare, nella Basilica che è pura bellezza, i fedeli ci sono ma troppo pochi…
Avanti, cammino verso le Grazie, oh che bello, un plumbago!
Che mi parla della mia Sardegna (in Cuoresardo, https://bookabook.it/libro/cuoresardo/) e più avanti ecco il nasone milanese
che mi ricorda quelli romani (in Romaamor https://bookabook.it/libro/romaamor/). I miei due libri a Milano...
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