Racconto tragicomico su una legge dello Stato italiano, una legge che fa arrossire anche le mele della Val di Non. E poi ditemi se non siamo nel mondo al contrario...
Un bel giorno, radioso, di ottobre una certa signora con un nome di splendore mariano (che non si merita) andava a visitare un bell'appartamento romano insieme all'ex non si sa che cosa, se marito o compagno, che per cinque anni, vantandosene con l'immobiliarista, uno scricciolino che il Parlamento neppure sa che cosa è, per prenderlo a pigione.
La piccola immobiliarista, che si crede furba e non lo è, invece di fare i debiti riscontri, offre questi due simpaticoni alla proprietaria della casa la quale, ignara (avendo un lutto sulle spalle), fidandosi di chi paga (un fior di agenzia immobiliare nazionale con succursali anche nel più microscopico degli italici paesini), decide di fidarsi dell'ex deputato e della sua ex signora che si vanta, lei pure, di avere mille vestiti.
E sia, il contratto è firmato. Naturalmente il duo in questione, una volta prese in consegna le chiavi (e la proprietaria aveva avuto subito un'ombra al giorno pattuito), s'insedia nella casa, infastidendo i vicini, facendo piovere sulla signora del piano di sotto, urlando e facendo scenatacce e, soprattutto, non pagando mai il becco di un quattrino.
La proprietaria si ritrova con la casa rubata con un bel marameo e tutto da pagare. Persino l'idraulico anche se le perdite non sono delle tubature. Corsa dall'avvocato e, in gran velocità, dal tribunale (che addebita le spese all'inquilina morosa che non paga). Oh finalmente, l'incubo è finito, pensa, ignara, la proprietaria. Ma neanche per idea. Cominciano le visite dell'ufficiale giudiziario e passano non i giorni ma i mesi... Da ottobre ad aprile è un fiat. Ma in giugno, via, saran mandati via!
La morosa se ne impipa e anche ha da ridire se la proprietaria osa chiederle di andare via... Ecco, la storia, triste, per ora finisce qui. La legge, sì, proprio la dea bendata, consente in Italia il furto della casa e io, dolente, torno, poi allegra, alle mie dorate stanze per ammirare le prime lunghe foglie, a orecchia di lepre, del bel giacinto puro, bianco, che fu dono di un santo sacerdote tanti anni fa...
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