In una ombrosa stradina in braccio al quartiere
padovano dell’Arcella (dove morì Antonio, il Santo) alta su quattro piani, con
i piedini piantati nell’erba che la circondava a fazzoletto in un romito
girotondo, ecco la casa rossa padovana, che m’inghiottì, fidanzata, un giorno
di tanti anni fa e perduto nel tempo. C'era la casa rossa, d'inverno, e c'era il piccolo appartamento sul mare adriatico, dove si consumavano i miei giorni d'estate, in un tenero ritorno a Nordest e alle origini; a un mondo che era stato mio da bambina e poi mai più.
Rosa era il casale della nonna Lisetta a San Giuliano, in Friuli, e rossa la casa padovana che, da lontano, gli somigliava. Dovevano alternarsi i Natali romani e quelli padovani, ma alla fine eccoci sempre a festeggiare davanti al presepe bello della Emma, con il grande albero pieno di luci.
Respiro, salto di palo in frasca, torno all'oggi che splende nel sole d'oro. E penso alla scatola piena di violette in forma di sapone, profumo, crema, che ho fatto recapitare alla Emma da una dolce erborista padovana e che le ha rallegrato il cuore tornando, e io con lei, a un vecchio film di Bragaglia che si intitola "Violette nei capelli". Un film che vi consiglio di guardare per tirare il fiato...
Nessun commento:
Posta un commento